I giganti

Il piccolo Simone osservava perplesso la catasta di legno che aveva di fronte.


“Non ci credo”, disse.

“Ma sì, Simone, non vedi che forma che ha?”.

“Papà finiscila, non esistono i giganti!”.

“E di chi è allora quella pipa?”.

“Papà, non è una pipa, è il tronco di un albero!’.

“Ma Simone, guarda la forma, come può non essere una pipa?”.

Simone fissò nuovamente la catasta di legno che aveva dinanzi.

Erano tronchi tagliati di recente nel bosco.

Erano tutti perfettamente dritti, salvo uno, il tronco del contendere, la cui forma curvava in prossimità delle radici, che però erano state tagliate.

Il risultato, a suo modo, richiamava la forma di una pipa, un’enorme pipa in effetti.

“Dove lo mettono il tabacco?”, chiese il piccolo Simone.


“Come? In che senso?”, domandò il padre.

“Il tabacco per fumare la pipa. Il nonno per fumare usa il tabacco. Che mette nel camino della pipa. Quel tronco è pieno, il camino non ce l’ha!”.

Il padre di Simone, spiazzato, decise di giocare un’ultima carta.

“E come fa ad essere così curvo allora? Deve per forza averla intagliata qualcuno”.

“ Papà, e meno male che sei botanico. La natura ha fatto tutto. Le piante hanno bisogno di luce per vivere e crescere. Ma nel bosco c’è molta competizione. Le piante più grandi oscurano quelle più piccole. Allora quelle più piccole devono farsi strada.

Alcune quindi, come quella lì davanti , anziché crescere dritta ha dovuto prima spostarsi in avanti e poi risalire per riuscire così ad essere raggiunta dai raggi del sole. E’ la forza della vita, ripeti di continuo, trova sempre il modo di andare avanti”.

Il padre del piccolo Simone non poté che dargli ragione.

Dopotutto erano parole sue.

“Simone, forza, scendiamo che comincia a fare buio. Forza”.

Padre e figlio si avviarono a valle di buon passo.

Avevano camminato a lungo quel giorno.

Il piccolo Simone era molto soddisfatto per la sua prima cima, mentre il padre era molto orgoglioso per il piccolo che era salito senza mai lamentarsi.

Il sole si abbassava e loro scendevano, lasciandosi alle spalle il silenzio delle montagne.

Loro scendevano, mentre il sole calava ed il silenzio si faceva strada tra le vie dei paesi a valle.

Fu quando il silenzio ebbe vinto ogni casa che si risvegliarono le montagne.

“Buonasera”, disse il pizzo al monte poco più in basso.

“Buonasera”’, rispose il monte, “avete riposato bene?”.

“Discretamente, la ringrazio e spero lo stesso per lei. Nonostante debba lamentare di un certo formicolio, dovuto ad un paio di umani che si sono inerpicati sulla mia schiena fino ad arrivare in testa.

“Che cosa deprecabile”, disse il monte.

“Trovate?”, riprese il pizzo, “lo penso anch’io, cionondimeno concedo un certo ardimento al piccolo umano. Era davvero molto tempo che non percepivo dei passi sì tenui. Ad ogni modo, ora ho proprio il desiderio di rilassarmi un poco. Ditemi, avete per caso veduto la mia pipa? Sono un paio di giorni che non la trovo”.

La pipa, foto di P.