Il Fantasma tra le fronde

ncdjsk è un fantasma.

O, meglio, era un fantasma, dato che lo stato di realtà in cui si trova in questo momento lo ha portato ad avere una consistenza più simile a quella di un lenzuolo.

Un lenzuolo incastrato tra le fronde di un albero spoglio.

Una situazione decisamente deprecabile.

ncdjsk non ha colpa alcuna a tal proposito, anzi, per dirla tutta, non ha neppure coscienza di quanto gli sta capitando.

ncdjsk, infatti, non possiede una volontà propria, da qui il nome totalmente causale, ma è fatto di volontà.

La volontà delle persone a credere alla sua esistenza.

La gente non lo sa, ma la realtà in cui viviamo è, di fatto, frutto di quanto essa stessa crede.

Più persone credono nella stessa cosa e più questa assume una consistenza di realtà.

Prendiamo la Terra ad esempio: la Terra potrebbe avere una forma qualunque.

È sferica solamente perché la maggior parte delle persone crede che lo sia.

Però un certo numero di individui è convinta del contrario, ovvero che sia piatta.

Da qui i terremoti.

I terremoti sono semplicemente il frutto dell’indecisione della Terra, che è sferica, ma ogni tanto tende ad appiattirsi e questi movimenti le causano delle rotture.

Non siete convinti?

Uhm… vediamo… la pace è un altro esempio.

La pace non esiste perché non tutti sul pianeta ci vogliono credere.

Ogni tanto ci si avvicina, ma poi qualcuno cambia idea ed allora essa perde il suo stato di realtà e diviene meno nitida.

Ma torniamo a ncdjsk.

ncdjsk ha assunto consistenza una notte di Halloween.

C’erano tanti bambini, tutti travestiti per fare dolcetto o scherzetto tra le case del quartiere, mentre nella piazzetta a fianco un gruppo stava suonando musica dal vivo.

C’era un buon impianto luci e le coreografie luminose erano davvero vivaci.

Ad un tratto un fascio di luce illuminò di striscio un albero vicino al quale si era radunato un folto numero di bambini.

Un paio di questi videro il bagliore e immediatamente gridarono “è un fantasma! Un fantasma! L’avete visto?”.

Inizialmente gli altri bambini risposero di non aver visto nulla, ma poi un secondo bagliore, sempre dovuto al concerto, attraversò le fronde dell’albero.

A quel punto anche gli altri ragazzini gridarono “sì, l’abbiamo visto anche noi! È un fantasma, è proprio un fantasma!”.

E fu grazie a questa concentrazione di credulità che ncdjsk cominciò a prendere forma.

Dapprima era trasparente, o meglio, era anch’esso simile ad un fascio luminoso tra le fronte.

Ma poi, più ci pensavano, più i bambini si convincevano della sua esistenza e, di conseguenza, anche ncdjsk diveniva sempre più nitido.

Il problema è che nessuno ha mai visto un fantasma, quindi i ragazzi dovevano attingere alla loro esperienza, dovevano ricorrere al reale per dare forma alla realtà.

E tutti i bambini pensarono quindi al piccolo Simone, vestito col vecchio lenzuolo bianco sgualcito con due buchi per gli occhi.

Tra le fronde dell’albero ncdjsk divenne quindi sempre più reale, ma sempre più simile ad un lenzuolo, raggiungendo in breve tempo una consistenza di materia tale da farlo rimanere impigliato tra i rami spogli del decrepito albero.

La notte passò, i bambini raccontarono ai genitori di aver visto un fantasma e poi, sotto le coperte, ancora pensavano al fantasma tra le fronde.

Questi pensieri li accompagnarono nel sonno e ciò permise a ncdjsk di rimanere ancorato al reale, nel suo caso, impigliato tra i rami di un albero.

Il mattino seguente molti bambini tornarono a vedere il fantasma accompagnati dai genitori, i quali spiegarono loro che si trattava solamente di un pezzo di stoffa.

I ragazzini naturalmente si convinsero delle parole dei genitori e ncdjsk rimase di conseguenza impigliato sull’albero.

Prima o poi la sua consistenza sarebbe venuta meno se non fosse stato per il fatto che i passanti, passeggiando sul marciapiede sotto l’albero, ogni volta commentassero dicendo “è ancora lì il lenzuolo?”.

E ncdjsk si rafforzava nel suo stato di materia tessile.

Ed ora ncdjsk si trova ancora tra quei rami, ma non è rassegnato, in quanto non ha volontà.

Ciò che gli resta da fare, se così si può dire, è affidarsi al reale, ovvero lasciare che il suo stato di realtà venga degradato dalla realtà stessa.

Quindi approssimativamente in dieci mesi.

A meno che il lenzuolo del piccolo Simone non fosse stato sintetico, in tal caso anche 30 – 40 anni.