I Pittori

“Non prendermi in giro”, disse il piccolo Simone al papà.

“Non ti sto prendendo in giro, è vero”.

“Gianfranco, smettila, non ha più tre anni su”.

“Ma Simone, non vedi com’è fatto? Ha pure la tettoia all’ingresso”.
“Papà, gli gnomi non esistono”.

“Beh, se per questo neanche Babb…”.

“Gianfranco!”, lo zittì la moglie in un sussurro assordante.

“Scusa cara”.

“Non ho più tre anni”, disse il piccolo Simone, “ne ho sei. Sono grande per credere agli gnomi”.

“E chi l’avrà fatto quel buco allora?”, domandò il signor Gianfranco.

L’oggetto del contendere era un buco in un faggio, posto all’altezza di circa tre metri dal suolo.

Un buco in un faggio può avere diverse spiegazioni: può essersi formato naturalmente o può averlo fatto un picchio, ad esempio.

In questo caso, invece, il signor Gianfranco voleva far credere al figlioletto che fosse opera degli gnomi, a causa di un particolare alquanto curioso.

Esattamente sopra il cavità del tronco era cresciuto un fungo di una grandezza tale da riparare il buco stesso, quasi fosse una tettoia micotica.

“E la tettoia?”, chiese il piccolo Simone, “chi l’ha messa il fungo tettoia?”.

“Te l’ho detto, gli gno…”, il signor Gianfranco si interruppe dopo aver intercettato lo sguardo della sua signora.

“Spiegagli bene Gianfranco, visto che, sulla carta, saresti un botanico. Anche se come giullare non te la caveresti affatto male”.

Con un sospiro il signor Gianfranco dovette mettere da parte la poesia e tornare alla dura realtà.

“In realtà quei funghi, detti per la loro forma “funghi a mensola”, sono dei parassiti delle piante. Le loro radici si sviluppano sotto la corteccia della pianta nella quale penetrano attraverso delle piccole ferite. Una volta passato lo strato di corteccia, i miceli…”.

“I cosa?”.

“I miceli, le radici del fungo, te l’avevo già spiegato Simone. Comunque, le radici del fungo si sviluppano sotto la corteccia in una fitta rete ed indeboliscono la pianta rendendola più sensibile agli agenti atmosferici e all’attacco di altri parassiti”.

“Bene, grazie caro. Forza, è ora di rientrare”.

La famigliola si avviò per tornare verso casa.

Pochi metri più avanti la signora si fermò indicando dei fiori nel prato.
“Guardate che belli! Sembrano gli occhi della Madonna, ma sono violetti”.

“Li avranno pitturati gli gnomi”.

“Gianfranco!”.

“Papà!”.

“Va bene, va bene, la smetto, la smetto. Torniamo mestamente alla nostra autovettura allora. Saremo più comodi, visto che non c’è già più posto per i sogni”.

S’incamminarono nuovamente, col piccolo Simone che correva davanti ai genitori.

La signora Martina prese per mano il marito e gli diede un bacio sulla guancia, facendo comparire un sorriso sul viso imbronciato.

Avevano appena superato una curva del sentiero, quando dal buco nell’albero sbucò un piccolo cappello rosso, seguito da una testolina barbuta.

“Se ne sono andati?”, chiese una vocina da dentro l’albero.

“Sì”, rispose lo gnomo dal cappello rosso, “forza passami la scaletta di corda”.

Una volta a terra, lo gnomo dal cappello rosso borbottò: “non se ne volevano più andare. E quell’uomo che continuava a parlare di noialtri. Ci mancava solo che venisse a sbirciarci dentro casa. Cosa aveva poi contro la tettoia lo sa solo lui. Forza, calami giù il secchio con l’estratto di violetta. Abbiamo già perso abbastanza tempo e tutti quei fiori azzurri non si pitturano mica da soli”.

Lo gnomo (sketch di P.)