Il libro per adulti

“Vergognoso. Licenzioso. Al limite dell’indecenza”.

L’editore seguitava a scuorere il capo mentre sfogliava le pagine del faldone che aveva dinanzi, poggiato sulla scrivania.

Voltava le pagine prendendo i fogli tra i polpastrelli di pollice ed indice, tenendoli a distanza come fossero infetti, un’espressione di disgusto in viso.

“Ma come si è permesso?”, domandò al giovane seduto dall’altra parte della scrivania, “e sì che il suo curriculum pareva quello di una persona istruita. Come ha potuto, anzi, come le è venuto in mente di scrivere una porcheria del genere?”.

Il giovane teneva lo sguardo basso, senza rispondere.

“Quando si era presentato nel mio ufficio per espormi la sua idea”, proseguì l’editore, “mi era sembrata interessante e potenzialmente inseribile in una fetta di mercato già consolidata. Ma poi se n’è uscito con questo libro per adulti. Un libro per adulti! Nella mia casa editrice di cui serbo l’orgoglio di non aver mai e poi mai e, ribadisco, mai! pubblicato qualcosa di anche solo vagamente licenzioso!”.

Il giovane continuava a tenere lo sguardo basso, mentre l’editore, lentamente e con disprezzo, voltava le pagine dello scritto.

“E questi disegni poi!”, proseguì, ” questi disegni! Sono così realistici! Non poteva, almeno le immagini, almeno quelle, lasciarle abbozzate, un pò più vaghe. Guardi, guardi questa! Si vede tutto. Tutto!”.

Il giovane alzò timidamente lo sguardo ed osservò prima l’immagine, poi il volto sdegnato dell’editore.

“Pensavo di fare una cosa buona”, sussurro’, “non ci sono libri del genere in circolazione. Insomma, se un ragazzo volesse scoprire come…”.

“Se un ragazzo volesse… se un ragazzo… oh perbacco! Un ragazzo che volesse scoprire queste cose dovrebbe essere tempestivamente e fermamente dissuaso! Non si può permettere che un giovane con tutta una vita davanti indulga su simili fantasie”.

“Ma… io l’ho fatto”, intervenne il giovane, “e…”.

“E il risultato è sotto gli occhi di tutti!”, tuonò l’editore, ” anzi no, fortunatamente non di tutti. Perchè ci sarò io ad impedirlo! Questo lavoro non verrà pubblicato, di certo non dalla Forster & Forrester e figli. Prego!”.

E, con un gesto imperioso della mano in direzione della porta, invitò il giovane ad uscire.

“Grazie per il suo tempo”, disse questi una volta raggiunta la soglia, “arrivederci”.

“Forse”, rispose l’editore senza alzare lo sguardo.

Uscito dalla casa editrice, la prestigiosissima Forster & Forrester e figli, il giovane James ritrovò il suo amico Thomas che si era reso disponibile ad accompagnarlo e lo aveva anche cortesemente aspettato.

“Allora?”, domandò Thomas, “com’è andata?”.

James scosse il capo, affranto.

“Niente, neppure con questa”, rispose, “l’editore è stato categorico. Non si pubblica materiale così licenzionso nella sua rispettabilissima casa editrice”.

“Licenzioso…”, mormosò Thomas tra sè e sè, “questa è nuova. Aspetta che me la segno”.

E, così facendo, finse di estrarre di tasca un taccuino e di scarabocchiarvi sopra delle note.

“Dài sto scherzando”, disse dopo aver visto il volto dell’amico farsi sempre più funereo, “licenzioso. Con tutte le schifezze che vengono pubblicate, il tuo almeno è realistico, è basato su prove e dati”.

“Non importa, resta pur sempre un libro per adulti. E i ragazzi non devono indugiare su simili fantasie”.

“Sì, ho capito. Ma se un ragazzo fosse realmente interessato e volesse approfondire l’argomento, quali altri strumenti avrebbe a disposizione? Su, forza, dimmelo. E non parlo dei vostri testi universitari, eccessivamente pomposi e complicati, ma di qualcosa che sia più alla loro portata”.

James scosse il capo.

“Thomas, finiscila per favore che è già sufficientemente difficile. E poi, ripeto, l’editore è stato categorico: non si pubblicano libri sui dinosauri per adulti. Stop, fine della questione. Se voglio avere una possibilità di vedermi pubblicato qualcosa, devo rassegnarmi a scrivere il solito, ridicolo, libricino per bambini, coi dinosauiri rotondetti e sempre sorridenti. Come possano poi sorridere nella stessa vignetta, uno accanto all’altro, un T-rex ed un triceratopo rimane un mistero. Quello sì che è al limite dell’indecenza. Triceratopo che poi altri non è che il pasto del Tirannosauro. Sarebbe come disegnare un pollo che sorride mentre sta per essere spennato ed infilzato sopra uno spiedo”.

“Mi spiace, conta poco, ma ti capisco”, continuo’ Thomas, “ma anche te, però, fammi capire, non voglio girare il dito nella piaga, ma… non potevi andare a studiare… sociologia?! No, perchè proprio i dinosauri? A che cavolo serve studiare i dinosauri?”.

“Perchè i dinosauri…”, rispose James e, mentre lo diceva, un sorriso fece capolino sotto la folta barba, “perchè i dinosauri sono una figata pazzesca!”.

Lo stegosauro, di Giulia Colombo